fbpx
Musica

Davide contro Golia: l’A.F.I. al Governo che verrà

“Noi produttori indipendenti associati ad AFI rivolgiamo sin da ora ai responsabili della Cultura, dell’economia e del lavoro del futuro Governo italiano la richiesta di intervenire con il massimo impegno e autorevolezza a livello europeo e nazionale per modificare l’ingiusta sproporzione (value gap) tra gli smisurati guadagni dei colossi della Rete e i diritti che derivano dall’utilizzo massivo di musica realizzata, prodotta e immessa sul mercato da parte delle industrie musicali indipendenti. Diritti che neanche minimamente riescono a far raggiungere il pareggio di una produzione.” Queste l’appello di Franco Bixio, Presidente dell’AFI, Associazione dei Fonografici Italiani, in occasione dell’incontro svoltosi oggi 22 febbraio 2018 per ricordare i 70 dalla fondazione di questa celeberrima Istituzione, ma soprattutto per valutare ed affrontare le problematiche di un settore, sempre più intrecciato tra creatività e innovazione, che ancora oggi non riesce a trovare un reale business model che permetta di guardare al futuro con fiducia.

Tutte le premesse per uno sviluppo dell’indipendenza economica e produttiva, che la tecnologia e le reti digitali sembravano suggerire, non si sono pienamente concretizzate, riproponendo in molti casi figure, come ad esempio i distributori/aggregatori, che credevamo potessero scomparire a conferma della formula dal produttore al consumatore.

 

Da qui la richiesta di un intervento fattivo da parte del Governo, che sostenga politiche che aiutino a rendere più giuste le risibili percentuali che attualmente vengono pagate agli aventi diritto per ogni passaggio di video o di audio.

“C’è chi sostiene, continua Bixio, che lo streaming sia ormai il futuro della musica, chi invece la sua fossa definitiva. Il problema è semplice: è vero che l’offerta legale con lo streaming gratis ha tolto spazio alla pirateria, ma alla fine se nessuno paga, come guadagnano gli artisti, i produttori e i musicisti?

Quanti riescono a salire su un palco grazie alla promozione della diffusione, praticamente gratuita, della loro musica in streaming (Spotify)? Nuove generazioni di artisti potrebbero essere a rischio di estinzione.

Pochi centesimi ad ascolto (€ 0,001) per l’artista e pochi per il produttore (€ 0,004) riteniamo che moralmente non si possano considerare una giusta remunerazione al proprio lavoro.

1.000.000 di ascolti di un brano rendono mediamente all’artista 1.000 Euro e a al produttore circa 4.000 Euro.

Nel caso di YouTube le cose peggiorano. Una direttiva europea dell’ormai lontano 2000 ha lasciato crescere, in una sorta di buco normativo, l’offerta di YouTube (ma anche quella di Facebook), piattaforma utilizzata da miliardi di persone soprattutto per ascoltare musica. Tutti gli aventi diritto hanno dovuto accettare le retribuzioni imposte da Google. Possiamo affermare che 1 milione di stream è da considerare un grande successo di pubblico? Ebbene, questo si concretizza in un compenso per l’artista di circa 190 Euro. Ma anche nel caso di piattaforme di streaming audio non possiamo certo sentirci soddisfatti: 230 mila stream su Spotify generano, sempre per l’artista, un compenso di circa 250 Euro. Questo esempio si riferisce a grandi successi. E il resto delle produzioni? Pochi spiccioli…. Valori iniqui. Una guerra fra poveri! Impossibile pensare di pareggiare i costi di produzione!

Solo attraverso la concentrazione di cataloghi e della massa critica di produzione si può considerare un successo il mercato digitale, ma i singoli artisti, anche famosi, e i singoli produttori non riescono più a progettare il futuro.

L’AFI, per le sue aziende e gli artisti prodotti, richiede di inserire nell’agenda del prossimo Governo la revisione della direttiva europea sull’e-commerce.

Davide contro Golia, conclude il Presidente Bixio, nuovamente in campo per ridare valore morale al nostro lavoro con una giusta remunerazione in funzione di una crescita del settore.

 

 

Ricordiamo che l’AFI, Associazione dei Fonografici Italiani, è iscritta a Confindustria dal 1971 e che rappresenta 104 aziende produttrici di tanti noti artisti e interpreti.